A chi non è mai capitato di aprire l’armadio e ritrovare abiti mai indossati o usati una sola volta? Questi capi, che all’acquisto sembravano indispensabili, nascondono un costo che va oltre il nostro portafoglio. Ma qual è il vero prezzo di questi abiti per il pianeta?
La produzione di abbigliamento contribuisce significativamente alle emissioni di gas serra. Secondo un rapporto di McKinsey, senza misure di sostenibilità, le emissioni del settore potrebbero aumentare del 50% entro il 2030. Indossiamo vestiti sempre più spesso fabbricati all’altro capo del mondo, e ogni trasporto aggiunge CO₂ alla nostra impronta di carbonio.
La produzione tessile richiede enormi quantità d’acqua. Per esempio, la realizzazione di un solo paio di jeans necessita di circa 7.800 litri d’acqua, l’equivalente di quello che una persona potrebbe bere in sette anni. Questo calcolo include diverse fasi della catena produttiva, dalla coltivazione del cotone all’uso del prodotto finale.
Ogni anno, circa 92 milioni di tonnellate di abiti vengono gettati, alimentando un ciclo di rifiuti insostenibile. Con così tanti vestiti scartati, il settore tessile è tra i più inquinanti del pianeta. È sconvolgente pensare che un camion pieno di vestiti venga buttato ogni secondo!
Circa il 60% di tutto il materiale per abbigliamento è plastica. Tessuti sintetici come nylon, acrilico e poliestere non solo sono onnipresenti nei nostri guardaroba, ma rilasciano microfibre di plastica ad ogni lavaggio. Si stima che fino a 500.000 tonnellate di microfibre ogni anno finiscano per contaminare mari e oceani.
Sempre più persone scelgono di dare nuova vita ai vecchi vestiti acquistando o rivendendo capi usati. Secondo un rapporto di Vinted, nel 2023 i membri della piattaforma hanno evitato 679 kilotonnellate di CO₂ acquistando abiti di seconda mano anziché nuovi. Tuttavia, la ricerca di capi di qualità nei negozi second-hand può richiedere tempo e spesso ci si imbatte in vestiti demodé.
L’upcycling è una pratica innovativa e creativa che trasforma vecchi capi in pezzi unici e attuali. A differenza del riciclo, che tratta e trasforma i materiali, l'upcycling valorizza il materiale esistente senza ulteriore spreco di risorse. Per esempio, una vecchia camicia può diventare un crop top, mentre dei jeans usati possono trasformarsi in una borsa. Ogni capo upcycled rappresenta un risparmio di acqua, energia e materiali.
Oggi acquistiamo il 60% in più di vestiti rispetto a quindici anni fa, ma li indossiamo la metà delle volte. È evidente che possediamo molto più di quanto effettivamente utilizziamo. Pratiche come l’upcycling e l’economia circolare nella moda possono contribuire a contrastare la cultura dell’usa e getta e ridurre l’impatto ambientale. Invece di buttare i vecchi vestiti, possiamo ridisegnarli per creare nuovi capi da materiali esistenti, evitando così il processo di produzione che consuma risorse. Ogni indumento salvato dalla discarica è un passo verso un guardaroba più sostenibile.
Il settore tessile ha un impatto ambientale rilevante, ma pratiche come l'upcycling e l’uso di tessuti deadstock offrono soluzioni sostenibili. Investire in queste alternative non solo aiuta a ridurre rifiuti ed emissioni, ma promuove anche un’economia più circolare e consapevole. Con l’interesse crescente verso la moda sostenibile, è fondamentale che sia i consumatori sia le aziende abbraccino queste pratiche per costruire un futuro più responsabile e sostenibile.